Oltre a salvaguardare quello esistente, una seria politica del lavoro deve sapere prima che regolamentare individuare le fonti della nuova occupazione e le aree dove esse possano emergere, sostenendo la mobilità e la sistemazione logistica degli inoccupati e la ricollocazione sul territorio dei disoccupati, più restii a spostarsi. Riteniamo che, nel prossimo decennio, le uniche opportunità di lavoro possano nascere da rilancio dell’artigianato nei quartieri; dalla incentivazione dello sfruttamento (a riconversione o meno di altre attività) agroindustriale e/o officinale della terra, dall’industria, dalle professioni e dai servizi. Riteniamo che sia irreversibile e al contempo razionale che la p.a. nel tempo possa non costituire più una fonte di occupazione. E tuttavia, poiché continuerà ad esserlo almeno ancora per un decennio, siamo per l’introduzione di un limite alla durata dei nuovi rapporti di lavoro nel pubblico impiego non dirigenziali, ciò al fine di creare le condizioni per la rotazione.
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sabato 6 marzo 2010
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